La memoria dell’acqua: verso una rivoluzione della medicina?
L’acqua conserva l’impronta di alcuni elementi con i quali è venuta in contatto?
La storia di questa scoperta comincia nel 1980: mentre il professore Luc Montagnier (premio nobel di medicina nel 2008) scopre il HIV, il virus responsabile dell’AIDS, il ricercatore Jacques Benveniste, medico immunologo francese, intraprende le sue esperienze sulla memoria dell’acqua.
La teoria di Benveniste non segue le regole della biologia classica bensì quelle che regolano l’universo dell’infinitamente piccolo (il quanto).
Nella biologia classica, l’azione di una molecola si effettua mediante il contatto con altre molecole.
In fisica quantistica invece, una molecola è sia un corpo che un’onda.
Nella scala del quanto (al disotto dell’atomo), tutto è informazione: è la vibrazione che determina la natura delle cose. Qui la materia non esiste più, gli atomi e le molecole non sono che delle frequenze di informazioni.
Attraverso i suoi esperimenti, Benveniste dimostra che se si mette una molecola a contatto con l’acqua, e si toglie questa molecola per mezzo della diluizione, alla 24a diluizione (che equivarrebbe a diluire la goccia di DNA iniziale nell’Oceano Atlantico), rimane la stimolazione elettromagnetica della molecola di base.
La sua conclusione è che l’acqua può emettere e raccogliere onde, quindi informazioni. Il suo approccio rivoluzionario venne ridicolizzato dai fautori della “scienza ufficiale”. Il ricercatore morì nel 2004 sfinito dalla lotta.
Anche Luc Montagnier si è interessato alla teoria della memoria dell’acqua ed ha iniziato a condividere le sue scoperte.
In due pubblicazioni del 2009, il suo team descrive una nuova proprietà di agenti infettivi del DNA, batteri in un caso e virus HIV nell’altro. Il DNA di questi batteri o virus creerebbe delle nanostrutture nell’acqua che emettono delle onde elettromagnetiche a bassa frequenza dopo la diluizione. La ricerca sulla memoria dell’acqua consente quindi di rilevare le malattie in virtù della presenza di segnali elettromagnetici di origine microbica nel sangue. Le implicazioni terapeutiche sarebbero enormi per il trattamento di malattie gravi come l’alzheimer, alcuni tumori e l’autismo.
Per quanto sono promettenti, le ricerche di Montagnier fanno scalpore e mettono in subbuglio le “certezze” del mondo scientifico che in larga misura cercò di denigrare la teoria della memoria dell’acqua.
Nel 2010, Luc Montagnier ha annunciato che stava fuggendo dal “clima di terrore intellettuale” in Francia per dirigere un nuovo istituto di ricerca in Cina presso l’Università di Jiaotong a Shanghai, dove ha continuato le sue ricerche sulla formazione in l’acqua di “nanostrutture” indotta dal DNA.