Siamo davvero in democrazia?
Siamo davvero in democrazia? La crisi di governo che sta attraversando in questi giorni l’Italia ci invita a fare qualche riflessione sul sistema “democratico” all’opera, già traballante a causa dell’alto numero di astensioni nella maggior parte degli appuntamenti elettorali.
A questo punto, dobbiamo ripartire da alcune definizioni per capire meglio cosa succede.
Democrazia: la definizione che ci viene fornita dal Garzanti è: forma di governo in cui la sovranità appartiene al popolo, che la esercita direttamente o mediante rappresentanti liberamente eletti.
Numerosi dizionari indicano ancora più semplicemente che la democrazia è una forma di governo del popolo che la esprime tramite l’elezione di rappresentanti.
Ma se risaliamo all’etimologia della parola, ci accorgiamo che le definizioni “moderne” hanno deformato il concetto originale.
DEMOS: dall’antico greco, significa POPOLO.
KRATOS: POTERE.
Quindi etimologicamente DEMOCRAZIA significa GOVERNO DEL POPOLO.
“DEMOCRAZIE” RAPPRESENTATIVE:
La maggior parte delle “democrazie” che conosciamo sono le cosiddette “democrazie rappresentative“. La democrazia rappresentativa contempla il fatto che il popolo elegge delle persone che avranno come compito di elaborare e votare le leggi su mandato di chi le ha elette.
Questo significa che il popolo non vota le leggi, non gli viene data questa possibilità. Ma gli viene riconosciuta la possibilità di eleggere dei “rappresentanti” e, in qualche modo, di sperare che quei rappresentanti faranno ciò per cui sono stati votati.
A questo punto si presentano due difficoltà: quella del tasso di proporzionalità e rappresentatività numerica degli eletti, e quella dell’affidabilità degli stessi.
Tasso di proporzionalità e rappresentatività numerica degli eletti
La difficoltà in questa forma di “rappresentatività” è di quella di raggiungere un tasso di proporzionalità dei rappresentanti tale da poter ottenere una forza politica maggioritaria che possa governare.
Nel sistema Francese ad esempio, la legge elettorale è talmente maggioritaria che una forza che ha ottenuto 15,41% dei voti degli iscritti al primo turno delle elezioni legislative (Modem e En Marche di Macron) ottiene il 60,65% dei seggi, cioè la schiacciante maggioranza. Difficile vedere in questa “rappresentanza” l’espressione del voto popolare.
Nel caso italiano invece, il tasso di proporzionalità è più alto, cosa che ha costretto delle forze politiche molto diverse fra loro a trovare degli accordi che nessuno dei votanti avrebbe potuto prevedere al momento del voto.
Affidabilità … o inaffidabbilità degli eletti
A questa difficoltà puramente numerica, si aggiunge un problema forse ancora più delicato: quello dell’affidabilità delle persone elette: chi mi assicura che farà quello per cui l’ho votata? Risposta: nessuno.
E’ quindi difficile pensare che il modello rappresentativo si possa chiamare a tutti gli effetti “democrazia”. I risultati sono visibili nei due esempi citati sopra: in Francia abbiamo i Gilet Gialli nelle piazze, in cerca di rappresentatività, e in Italia abbiamo l’instabilità governativa.
Europa
Va ricordato che in Europa l’esercizio della democrazia viene reso ancora più improbabile da un secondo livello di “rappresentatività”, quello delle istanze europee, accertato che il parlamento europeo ha molto meno potere delle varie commissioni, le quali vengono elette da persone che sono a loro volta state elette.
DEMOCRAZIA DIRETTA:
La democrazia diretta è una forma di democrazia in cui il cittadino partecipa direttamente all’elaborazione e alla votazione delle leggi, senza farsi rappresentare da eletti.
E’ facile da organizzare in una classe, quando ognuno alza la mano per esprimere il proprio desiderio di andare in gita in un posto piuttosto che in un altro.
E’ più difficile da organizzare in una nazione. Alcuni stati utilizzano il referendum. Questo è una forma di democrazia diretta… ma attenzione…ci sono molti modi per rendere nullo un referendum: si può renderlo talmente difficile da organizzare che alla fine non si fa mai, oppure, può essere disatteso da persone che sono state elette ma il cui programma si discosta dai risultati di un referendum.
Quindi la domanda è: come creare una vera democrazia così che possa funzionare?
Ogni cittadino può elaborare la sua risposta e condividerla con altri, partecipando così ad un dibattito che non possiamo scansare se vogliamo essere liberi in una società organizzata da persone per bene.
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