Controllo tramite Intelligenza Artificiale

La macchina ha superato l’Uomo. L’intelligenza artificiale è più potente dell’intelligenza umana.

Le macchine si stanno ancora evolvendo, l’obiettivo (non dichiarato) di chi le sta progettando e dirigendo è forse l’onniscienza e l’onnipotenza, o perlomeno la superiorità, questa sì dichiarata, rispetto all’Uomo, e la capacità di dirigere e controllare le persone e le società.

In questa fase le macchine sono messe, almeno in parte, al servizio delle persone, che le impiegano per divertirsi, per metterle alla prova, per sveltire il proprio lavoro.

Intanto le macchine imparano, e diventano sempre più capaci di comprendere e, volendo, controllare l’uomo.

Già ora, comunque, vengono impiegate per uccidere delle singole persone o gruppi di persone, per controllare gli impianti energetici, per controllare le reti informatiche, gli impianti industriali, i mezzi di trasporto, l’istruzione, le informazioni.

Non è questo un controllo delle persone e delle società?

Il motivo per cui è tollerato, e anzi benvenuto e ricercato, è perché si pensa che dietro alla macchina ci sia una persona al servizio degli altri, una persona che opera magari per il proprio interesse, ma sempre al servizio della comunità. Ma che questo sia vero, in ultima analisi, è tutto da dimostrare.

Perché, in primo luogo, l’intelligenza artificiale non è spiegata, non è open source? Perché si insegna solo ad usarla, e non a comprenderla, non a controllarla, non a dirigerla, non a regolarne il funzionamento, non a decidere quali sono i dati veri e quali i dati falsi?

Che ci sia uno scopo ultimo o meno non lo sappiamo, ma quello che sappiamo è che il percorso evolutivo dell’intelligenza artificiale è quello del controllo sulle persone e sulle società, non certamente quello di avere dei superuomini che controllano delle superintelligenze artificiali.

E se un superuomo che controlla le superintelligenze artificiali ci deve essere comunque, non è certo previsto che sia tu o che sia io.

Questa è la situazione, questa è la sfida in cui, volenti o nolenti, siamo coinvolti.

Se perdiamo, la mancanza di libertà di cui soffriamo ora ci sembrerà il paradiso terrestre che abbiamo perso.

Se vinciamo, ci si prospetterebbe il futuro più bello che possiamo sognare.

Non abbiamo già perso.

E non si tratta di ritornare indietro: ormai le macchine ci sono, e gli abbiamo dato molto, molto potere, tanto che ora abbiamo bisogno delle macchine, non siamo più in grado di farne a meno.

Si tratta di confrontare il problema. Si tratta di capire. Si tratta di comprendere che cos’è e come funziona l’intelligenza.

E poi, con la nostra intelligenza, di essere in grado di creare e controllare una intelligenza artificiale.

Una intelligenza artificiale in grado di analizzare una montagna di dati in un millisecondo, ma che pensa, elabora, consiglia, decide in base ai dati che noi decidiamo, ai dati che sono veri per noi.

Una intelligenza artificiale costruita con i limiti di potere che noi stessi abbiamo stabilito, e tra questi limiti il primo è quello di non poter decidere al nostro posto quello che va bene per noi, quello di non prendere il nostro posto in cima alla gerarchia.

Quindi l’intelligenza artificiale “etica” è uno strumento personale, e può diventare uno strumento collettivo solo se ognuno di noi lo consente, e solo finché ognuno di noi lo consente.

Questo sarebbe il sogno di ognuno, questo sarebbe il potere e la libertà.

E l’intelligenza artificiale potrebbe aiutarci a risolvere, con il nostro preciso consenso, i potenziali conflitti sociali, suggerendo la soluzione migliore per ogni persona coinvolta.

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Che cos’è l’intelligenza?

E’ la capacità di elaborare le informazioni e di trovare una soluzione, la migliore soluzione in base ai dati disponibili.

Una volta pensavo che un computer non potesse essere intelligente, che intelligenza artificiale fosse un termine improprio, perché l’intelligenza è una caratteristica che possiedono solo gli uomini.

Mi sono dovuto ricredere. In base alla definizione sopracitata di intelligenza, anche gli animali sono intelligenti, anche i computer sono intelligenti, e l’intelligenza è una variabile che può essere misurata.

E’ così che un computer può battere a scacchi il campione del mondo, è così che chatgpt risponde a certe domande meglio e più correttamente di noi.

Come funziona l’intelligenza?

L’intelligenza funziona come un computer.

I computer sono stati costruiti per simulare l’intelligenza, così il modo migliore per capire come funziona l’intelligenza è quella di paragonarla ad un computer.

I dati sono codificati, le sequenze di codici vengono confrontate tramite operazioni elementari, uno è maggiore o minore dell’altro, e ne risulta, con infiniti calcoli elementari, un codice unico, che è la risposta.

Quando facciamo una domanda a chatgpt, usiamo parole.

Le parole sono codici, che vengono elaborati per trovare il codice che corrisponde al concetto della domanda. Questo codice viene confrontato con la banca dati del computer, fatta di codici, per trovare la risposta, che è un codice, che viene poi convertito in parole della lingua e comunicato come risposta.

Per quanto possa essere complicatissima la banca dati, per quanto possa essere gigantesca la quantità di calcoli che vengono elaborati, tutto si riduce a operazioni elementari su codici.

Questo vale tanto per il computer quanto per la nostra mente. Questo è il modo in cui funziona l’intelligenza.

Come si fa a creare una intelligenza artificiale?

Occorre insegnare ad un computer a capire il linguaggio, in modo che possa ricavare un concetto da una frase, e lo possa archiviare nella sua banca dati.

Occorre istruire il computer, fornendogli tutti i dati che per noi sono veri, che siano le nostre proprie istruzioni, decisioni, riflessioni, o che provengano da altre fonti, che noi conosciamo e che sappiamo che sono vere.

Occorre infine che insegniamo al computer a esprimersi usando la lingua, quindi a passare dai suoi codici al nostro linguaggio.

A questo punto è fatta: facciamo una domanda, la domanda viene compresa (trasformata in concetto), confrontata con la banca dati, trovata la risposta come codice concettuale, trasformato il codice della risposta nel nostro linguaggio.